JUVENTUS Forum: per chi ama la Juve!

Ritratti: Angelo Di Livio, articolo di Bidescu

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Lorre
view post Posted on 26/7/2006, 00:14




ARTICOLO DI Bidescu, www.juventus1897.it

Angelo Di Livio è nato a Roma il 26 luglio 1966. Centrocampista, è alto 1,73 e pesa 73 Kg. Cresciuto nella Polisportiva Bufalotta, a 15 anni è passato alla Roma, nel cui settore giovanile ha completato la trafila da “junior” coronandola con la conquista del Torneo di Viareggio nel 1984.
Nell’estate dell’anno successivo inizia il suo giro d’Italia che lo porta a vestire le maglie di Reggiana e Nocerina in C1, Perugia in C2, che lo riscatta dalla Roma acquistandolo a titolo definitivo. Con la squadra umbra disputa due campionati e mezzo, ottenendo una promozione in C1 nel 1987-88. Nell’ottobre del 1989 finisce al Padova e ci resta per quattro campionati, rivelandosi uno dei migliori centrocampisti del torneo “cadetto” tanto da suscitare l’interesse della Juventus, che lo acquista nell’autunno del 1993, su espressa richiesta di Giovanni Trapattoni. Diventa, in breve, una colonna della squadra; con l’arrivo in panchina di Marcello Lippi comincia a fare incetta di trofei: scudetto e coppa Italia nel 1994-95, Supercoppa di Lega e Champions League la stagione successiva, Coppa Intercontinentale, Supercoppa europea e scudetto nel 1996-97, ancora scudetto nella successiva stagione.
Così veniva intervistato, all’inizio del 1994:
Era arduo prevedere che il cuore dei tifosi bianconeri, tanto vicini alle gesta seppur discontinue del partente Di Canio, si sarebbe così velocemente intriso di affetto sincero per il nuovo arrivato. Che, a dire il vero, a suon di convincenti prestazioni ha saputo conquistare consensi e pubblico. Nonostante il suo sbarco a Torino, così repentino, sia sembrato più da profugo juventino che da calciatore.
«In effetti, ripensandoci a freddo, tutto è stato così improvviso e fantastico !!! Ma l’aiuto dei compagni e la fiducia del mister hanno notevolmente facilitato il mio ambientamento, a cui ha anche giovato il fatto di aver trovato subito casa proprio vicino al “Combi”. Ruolo non secondario ha avuto poi la presenza di mia moglie ed un carattere predisposto ad ogni cambiamento, seppure inaspettato. Tra l’altro, in tanti anni di carriera, non avevo mai abitato in una grande città».
Dopo diverse stagioni in C e in B, a 27 anni, all’improvviso, ecco il salto nella massima serie: e per di più con la maglia della più blasonata compagine italiana. Ma c’è così grande la differenza tra la Serie A e quelle minori ???
«Secondo me lo stacco è notevole. Se in B predominano l’agonismo e la grinta, in A si gioca maggiormente la palla e c’è più esperienza, oltre naturalmente ad un maggior numero di campioni. Personalmente credo di essere già discretamente migliorato in questa grande ribalta, in quanto ora prendo maggiori iniziative rispetto a quello che facevo solo pochi anni fa. Il ruolo in cui giostro, per fortuna, è quello che si adatta meglio alle mie caratteristiche».
Quali sono, a questo punto, le tue prospettive ???
«Spero di continuare su questi livelli e di essere costantemente apprezzato dai compagni di squadra, dall’allenatore e dai tifosi. I quali hanno capito che, nonostante le mie caratteristiche siano così lontane da quelle di Paolo Di Canio, posso tornare utile alla causa bianconera. Perciò che concerne invece un discorso più generale, mi professo molto ottimista per i traguardi della società: il campionato e la Coppa Uefa sono tutt’altro che irraggiungibili, anche perché ritengo che la squadra abbia ancora ampi margini di miglioramento».
A proposito di Coppa Uefa: che sensazioni hai provato tu, che in campionato non hai ancora saltato un incontro, a non poter scendere in campo nella prestigiosa competizione europea in virtù del tardivo tesseramento ???
«Premetto che l’incubo è finito, da marzo potrò giocare regolarmente. In ogni caso è stata una cosa estremamente spiacevole, perché la voglia di indossare questa maglia è sempre tanta e così è anche per il debutto nelle competizioni internazionali. In ogni caso non si può sempre avere tutto dalla vita e la mia ansia ha davvero i giorni contati».
Fuori la verità, Angelo: che effetto fa sentirsi proiettati di colpo così in alto ???
«Sono riuscito a coronare, con fatica e non in verdissima età, quello che è stato un obiettivo al quale ero ripetutamente andato vicino senza però mai raggiungerlo. E se ora gioco in A e per di più con la Juventus devo ringraziare soprattutto i miei vecchi allenatori Colautti e Sandreani ed il direttore sportivo patavino Piero Aggradi. Quindi, pur rimanendo con i piedi per terra, mi sembra di toccare il cielo con un dito».
Per concludere, Angelo: c’è un segreto in questa escalation ???
«Assolutamente. La molla che mi spinge da sempre è la voglia di arrivare e la capacità di sacrificarmi, in campo come nella vita di tutti i giorni. Ma certo è che se con il Padova avessi raggiunto e non soltanto ripetutamente sfiorato quella promozione così agognata, non mi ritroverei ora a vivere un vero e proprio sogno, dal quale non vorrei svegliarmi mai».

A volte un soprannome ti può cambiare la vita, influenzandoti per sempre la carriera. Angelo Di Livio, è ormai per tutti “Il soldatino” in quanto sempre ligio alle consegne dei suoi allenatori, che lo stimavano a tal punto da volerselo portare sempre dietro. Questo soprannome ti ha mai creato problemi ???
«Stai scherzando ??? È stata la mia fortuna. Ormai tutti mi chiamano così, persino mia figlia Alessia. Mia moglie mi raccontò che una volta, vedendomi in televisione, disse: “Mamma, guarda com’è piccolo papà”. Tutta colpa di Peruzzi e Maldini !!!»
Perché ???
«Durante gli inni nazionali mi trovavo tra loro due e la telecamera che inquadrava i primi dovette abbassarsi di colpo, altrimenti sembrava che l’Italia giocasse in dieci !!!»
In campo, però, corri per quattro.
«Non avendo la classe di Del Piero, devo cercare di rendermi utile in qualche altro modo».
Le tue origini sono però romane. E romaniste.
«Vero anche questo. Sono cresciuto alla Bufalotta, uno dei quartieri della capitale, e la mia prima squadra è stata la polisportiva che prende il nome del rione, nella quale ha giocato anche mio fratello Maurizio. Poi arrivò la Roma, e la maglia giallorossa fu sin da subito una seconda pelle».
Per anni sei stato un girovago.
«Vedo la cosa dal lato positivo. Tra i miei hobby c’è quello di collezionare divise da gioco, adesso ho soltanto l’imbarazzo della scelta».
Che cosa ti dà più fastidio dell’ambiente del calcio ???
«Non del calcio, ma in generale, c’è un luogo comune che proprio non sopporto: quello secondo cui i romani sono dei fannulloni. Io avevo l’esempio di mio padre, che ha lavorato in cantiere per una vita: chi dice queste cose avrebbe dovuto conoscerlo».

Nell’estate del 1999, dopo aver indossato per ben 269 volte la maglia bianconera ed aver realizzato 6 goals, si trasferisce a Firenze. In Toscana conosce anni bui, compresa la retrocessione in C2, per il fallimento della società. Angelo decide, comunque, di vestire la maglia viola, essendone il capitano, per poi essere scaricato l’anno successivo.
Con la Nazionale (esordio a Udine il 6 settembre 1995, Italia-Slovenia 1-0) ha preso parte agli Europei in Inghilterra nel 1996 ed ai Mondiali di Francia nel 1998 e di Corea nel 2002, totalizzando 40 presenze.
 
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view post Posted on 31/7/2006, 14:44
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la spinta sul calcio di punizione del 3-3 non glielo perdono
 
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1Pavel1
view post Posted on 31/7/2006, 19:17




Quale?
 
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view post Posted on 31/7/2006, 20:13
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Stagione: 2000-2001
Data: sabato 6 gennaio 2001
Sede: Torino

Allenatore: Ancelotti
Competizione: Campionato
Turno: 13 andata

Partita: Juventus-Fiorentina 3-3

Arbitro: Cesari

Marcatori:
0-1 Chiesa 5
0-2 Nuno Gomes 18
1-2 Conte 33
2-2 Inzaghi rigore 49
3-2 Inzaghi 57
3-3 Chiesa 63
 
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